Wonderwoman

Mio padre era stato via qualche giorno, per andare a trovare i nonni ed io ero furiosa. Non sopportavo che partisse senza di me. Ma lui sapeva che bastava un regalo appropriato per farmi ritrovare il sorriso. Si avvicinò con dolcezza ad una bimba arrabbiata, che con noncuranza, faceva finta di non averlo visto rientrare, porgendole in dono un regalo. La bimba, cioè io, si girò e, come per fargli una grande cortesia, allungò il braccio porgendo la manina vogliosa, ma comportandosi come se stesse permettendo al penitente di scontare la sua pena. Mio padre sorrideva e, spostandosi i capelli che gli ricadevano con un ciuffo dispettoso, ogni qualvolta provava imbarazzo, mi porse un oggetto incantato. Wow...era una super matita.. lunghissima, sormontata da una testa di clown. Era un modo per farmi capire qualcosa? Non ho mai approfondito. Ma in quel momento ero felice e, anche stavolta perdonai questo padre monello. L'indomani portai la super matita, talmente lunga che non entrava nemmeno nella cartella, a scuola. Mi sentivo una star. La maestra dettava e io, con la mia matita lunghissima scrivevo felice. Il mio compagno, seduto proprio dietro di me, era verde di invidia, e mi sussurrava pungolante di abbassare la matita. Io da perfetta signora, semplicemente lo ignoravo, mentre lui continuava ad arrabbiarsi per i ghirigori aerei che ero capace di disegnare con il mio clown beffardo. Arrivò la ricreazione, e, mentre con la dolcezza e lentezza tipica delle signorine perbene, mi apprestavano ad alzarmi, fui sopraffatta da una furia assassina. Il mio compagno mi spinse di nuovo sulla sedia, afferrando la super matita e, con fare deciso la spezzò in due poggiandola sulla gamba. Ad ogni comportamento segue una conseguenza. La mia fu quella di spalancare la bocca urlante mentre le lacrime mi uscivano copiose. Ed ecco che dal nulla si manifestò Wonderwoman: mia sorella secondogenita, santa protettrice della sottoscritta, dell'aula accanto. Allungando le braccia, lo afferrò per il colletto e giratolo in un sol colpo, mentre io per la sorpresa avevo anche spalancato gli occhi, gli tirò un sonoro calcio nel di dietro. Poi avvicinandosi a me, porgendomi i resti della matita, mi rassicurò. Finita la ricreazione, la maestra non si era accorta di nulla, mi sedetti al banco, ogni tanto tirando in su col naso, disperata per la fine atroce della mia matita. Mentre io mi intristivo sempre più, il bambino covava vendetta. Finita la lezione, davanti al portone, come sempre aspettavo mia sorella. Pensavo ancora alla matita e i miei occhi, appannati dal dispiacere, cercavano di godere del bel sole primaverile, ma ecco che ad un tratto, Sbam, ricevetti un calcio nel didietro. Di nuovo la mia bocca urlante si aprì. Ma la soddisfazione del fanciullo colpevole fu di breve durata. Si perché ancora una volta aveva sottovalutato la femminea arguzia di mia sorella, che osservandolo da lontano, ora con perizia, gli assestava a sua volta, un sonoro e potente calcio, sempre nel didietro. Ci fu un'esplosione di ilarità. All'uscita della scuola tutti avevano avuto modo di vedere la scena. Da quel momento in poi diventai un'intoccabile. Tutti sapevano che al mio fianco c'era Wonderwoman!