PROFUMO DI DONNA

08.03.2022

Alcune donne hanno il cuore nero di avidità. Anzi oro: diventare ricche è la loro priorità, ucciderebbero per questo. Corinne è francese ed è bellissima, e di questo ne è consapevole. Si dipana fra finta dolcezza e sensualità, alla ricerca dell'uomo perfetto, con l'animo scuro di chi venera solo sé stessa. Manipolatrice ed affascinante, riesce con movenze feline a catturare l'interesse dell'uomo prescelto.
Lui arrivò nel mese di marzo, quando le mimose profumavano i viali.
Carlo era ricco, molto ricco.
Ed era solo, molto solo.
Era la preda perfetta.
Corinne arrivo' come una folata di vento, carica di profumo di mimosa. E lui, pur essendo allergico alla fioritura primaverile, non starnuti' nemmeno una volta quando la vide. Al contrario, aprì la bocca al suo passaggio e respirò a pieni polmoni. Lei era magnifica nel suo vaporoso abito di crepe di seta verde e, con i capelli mossi, dorati come un raggio di sole. Era senza dubbio la rappresentazione di una mimosa vivente, simbolo etereo della femminilità. Ne fu abbagliato, attratto, ubriacato. La desiderò così tanto che mise da parte la sua proverbiale timidezza, e balbettando la invitò a sedersi al tavolinetto del bar sul terrazzo in riva al mare, dove stava godendo della vista sublime dell'azzurro del mare e del cielo.
Questo prima. Adesso c'era solo lei, e una confusione d'azzurro intorno.
Corinne accettò. Gli porse la mano in segno di resa.
Passarono i giorni. Lui se ne invaghì, lei si complimentava con sé stessa.
Lui chiese il suo cuore, lei con l'inganno prese il suo.
Si sposarono in un giorno d'aprile, quando ormai le mimose erano sfiorite. Lei gongolava come un cestino di fiori, lui la abbracciava annebbiato d'amore.
I soldi erano tanti, ma lei era ingorda.
Fingere era un lavoro noioso, lei voleva essere libera e piena di quattrini.
Dopo l'estasi dell'amplesso, Corinne prese un coltello da sotto il cuscino, e lo colpì forte al petto.
Anche stavolta lui aprì la bocca, incredulo nel comprendere, in quell'attimo fatale, che chi dice di amarti possa ucciderti. Esalò il suo ultimo respiro, mentre la guardava implacabile come un'amantide.
Era pomeriggio quando Carlo si svegliò. Avevano fatto l'amore, avevano goduto dell'amplesso e come senza vita, si era addormentato. Si stropiccio' gli occhi col cuore in gola. La vide, seduta sullo sgabello della toilette francese. Si lisciava, con la spazzola d'argento decorata, i morbidi capelli, ed era bella. Troppo per lui.
Accorgendosi del suo sguardo, lei sorrise. Carlo ne rimase abbagliato, ma sentiva un dolore nel petto, un subbuglio interiore derivato dal sogno appena fatto. Si alzò e piano, con delicatezza le sfiorò le spalle, risalendo, inebriato dal profumo di mimosa, al collo sottile. E strinse, sempre più forte, per disperdere nell'aria tutto quel profumo. Un ghigno di cattiveria comparve sul suo maschio viso mentre balbettava. Lei era come le altre, che pullulavano i suoi sogni: assassine o volgari traditrici. Meritavano di morire.
Corinne cadde a terra in un letto di mimosa. Carlo distese le braccia lungo i fianchi, matido di sudore. Finalmente il profumo di donna era scomparso. ©

© 2020 Eunice Bello. Tutti i diritti riservati.
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