Notte di luglio

03.07.2021

 È una notte di luglio. Una notte nera, dove il caldo, appiccicoso e soffocante, mi fa compagnia. Micetta stranamente non ha voglia del mio contatto ravvicinato. Mi osserva però a dovuta distanza: la sua è una padrona bizzarra, da tenere sempre d'occhio, per impedirle, se ce ne fosse la necessità, di farsi involontariamente del male. Provo a dormire. Spossata dopo la giornata di lavoro mi butto sul letto distrutta. Pochi minuti e il mio corpo stanco si sparge senza ritegno sulle lenzuola. Il cervello, per un attimo, decide di affrontare il silenzio stampa. Stacca la spina e cade nell'oblio. Micetta attenta, assiste come ogni notte al mio abbandono. Come una sfinge si dispone di guardia, pronta a difendermi dai mostri notturni. Ma stanotte è una notte diversa. Fa caldo e il mio corpo, generalmente statico, è irrequieto. Un rivolo di sudore scivola dal collo lungo la schiena e forse è questa umidità a svegliarmi, a costringermi ad un guizzo di coraggio: lascio penzolare i piedi nel buio senza aver paura di Micetta mordicchiante. Lei comunque si avvicina: con fare paziente appoggia il suo musetto umido per ricordarmi di stare composta. Mi rigiro. Mi dispongo di fianco. La schiena ha un guizzo di felicità per l'abbassamento immediato di temperatura, ma a quel punto le gambe decidono di muoversi nonostante la staticità del mio cervello. Lui dorme, loro si muovono. Lui tenta di dormire, loro si muovono. Lui non dorme più, loro di fermano. Mi sento come una lucertola che si stacca la coda per distrarre il nemico, e continua per questo, a muoverla ed agitarla. Obiettivo raggiunto: il nemico è scomparso, gli occhi sono spalancati, la mente è attiva. Micetta rassegnata sospira. Guardo l'orologio, ho dormito appena due ore. Ascolto i rumori della notte e osservo, come il passaggio sordo delle macchine abbia diverse sfumature di suono. Nel silenzio si avvicina il borbottio stentato di un motorino, che si avverte vicino, ma si allunga in lontananza come la voce nasale di un cantante stonato. Il contrasto col passaggio flash di una macchina elegante è evidente: il suo rombo è sottile e contenuto. È come una folata di vento che ti passa vicino per scompigliarti i capelli. Ma la strada si sa è di tutti. Si avvicina il rombo, come di un temporale, di una moto cromata e il suono di ferraglia di una macchina anziana. Il suo eco si perde nelle curve sinuose della mia mente balzana, mentre nel silenzio di un attimo avverto il canto delle cicale, che come tante comari, pettegolano sulla mia notte insonne. Dei cani abbaiano in lontananza. Micetta drizza le orecchie, il suo musetto è espressione della mancanza di tatto del mondo canino. Davvero inaccettabile! Dei ragazzi sorridono: una battuta scema ha provocato l'ilarità generale... peccato non averla sentita. Cerco disperatamente di contare le pecore che si sono affollate sul mio cuscino. Belano e scappano disperate, certo non sanno che di notte il silenzio è d'oro. Mi alzo, forse se cammino nel buio, sbatto la testa e mi anestetizzo naturalmente. Spero solo di cadere sul morbido. Micetta mi segue, come un'ombra buona, si dispera per me e condivide la mia insonnia. Bevo l'acqua e lei beve l'acqua. Mi siedo sul divano e lei si siede sul divano. Una zanzara, zigzagando per confondermi le idee, si appoggia furba sul mio braccio candido. Micetta la mangia. Sorrido di gusto: con lei accanto non ho davvero nulla da temere! La guardo con tenerezza. I suoi occhi brillanti come ametiste, mi dicono che è tardi e che forse è meglio cercare di dormire. Ha ragione, come sempre. Fra le due è quella più sensata. Prendo il mio corpo e lo porto a dormire...per amore di Micetta, che sospira nuovamente e si allunga accanto a me.  

© 2020 Eunice Bello. Tutti i diritti riservati.
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