Notte di luglio

È una notte di luglio. Una notte
nera, dove il caldo, appiccicoso e soffocante, mi fa compagnia. Micetta
stranamente non ha voglia del mio contatto ravvicinato. Mi osserva però a
dovuta distanza: la sua è una padrona bizzarra, da tenere sempre d'occhio, per
impedirle, se ce ne fosse la necessità, di farsi involontariamente del male.
Provo a dormire. Spossata dopo la giornata di lavoro mi butto sul letto
distrutta. Pochi minuti e il mio corpo stanco si sparge senza ritegno sulle
lenzuola. Il cervello, per un attimo, decide di affrontare il silenzio stampa.
Stacca la spina e cade nell'oblio. Micetta attenta, assiste come ogni notte al mio abbandono. Come una sfinge si dispone di guardia, pronta a difendermi
dai mostri notturni. Ma stanotte è una notte diversa. Fa caldo e il mio corpo,
generalmente statico, è irrequieto. Un rivolo di sudore scivola dal collo lungo
la schiena e forse è questa umidità a svegliarmi, a costringermi ad un guizzo
di coraggio: lascio penzolare i piedi nel buio senza aver paura di Micetta
mordicchiante. Lei comunque si avvicina: con fare paziente appoggia il suo
musetto umido per ricordarmi di stare composta. Mi rigiro. Mi dispongo di
fianco. La schiena ha un guizzo di felicità per l'abbassamento immediato di
temperatura, ma a quel punto le gambe decidono di muoversi nonostante la
staticità del mio cervello. Lui dorme, loro si muovono. Lui tenta di dormire,
loro si muovono. Lui non dorme più, loro di fermano. Mi sento come una lucertola
che si stacca la coda per distrarre il nemico,
e continua per questo, a muoverla ed agitarla. Obiettivo raggiunto: il nemico è
scomparso, gli occhi sono spalancati, la mente è attiva. Micetta rassegnata
sospira. Guardo l'orologio, ho dormito appena due ore. Ascolto i rumori della
notte e osservo, come il passaggio sordo delle macchine abbia diverse sfumature di
suono. Nel silenzio si avvicina il borbottio stentato di un motorino, che si
avverte vicino, ma si allunga in lontananza come la voce nasale di un cantante
stonato. Il contrasto col passaggio flash di una macchina elegante è evidente: il suo rombo è sottile e contenuto. È come una folata di vento che ti passa
vicino per scompigliarti i capelli. Ma la strada si sa è di tutti. Si avvicina il rombo, come di un temporale, di
una moto cromata e il suono di ferraglia di una macchina anziana. Il suo eco si
perde nelle curve sinuose della mia mente balzana, mentre nel silenzio di un
attimo avverto il canto delle cicale, che come tante comari, pettegolano sulla
mia notte insonne. Dei cani abbaiano in lontananza. Micetta drizza le orecchie,
il suo musetto è espressione della mancanza di tatto del mondo canino. Davvero
inaccettabile! Dei ragazzi sorridono: una battuta scema ha provocato l'ilarità
generale... peccato non averla sentita. Cerco disperatamente di contare le
pecore che si sono affollate sul mio cuscino. Belano e scappano disperate, certo non sanno che di notte il silenzio è d'oro. Mi alzo, forse se cammino nel
buio, sbatto la testa e mi anestetizzo naturalmente. Spero solo di cadere sul
morbido. Micetta mi segue, come un'ombra buona, si dispera per me e condivide
la mia insonnia. Bevo l'acqua e lei beve l'acqua. Mi siedo sul divano e lei si
siede sul divano. Una zanzara, zigzagando per confondermi le idee, si appoggia
furba sul mio braccio candido. Micetta la mangia. Sorrido di gusto: con lei
accanto non ho davvero nulla da temere! La guardo con tenerezza. I suoi occhi
brillanti come ametiste, mi dicono che è tardi e che forse è meglio cercare di
dormire. Ha ragione, come sempre. Fra le due è quella più sensata. Prendo il
mio corpo e lo porto a dormire...per amore di Micetta, che sospira nuovamente e
si allunga accanto a me.