L'amore puro

Questa storia inizia così: un uomo e una donna che si amano di un amore puro. Un rispetto che va oltre il sentimento, con la consapevolezza di portare avanti la fragilità di una fiammella: quella della speranza. Sono giovani e già costretti a fuggìre da un posto in cui l'amore è indesiderato.
Lei è bella, di quella bellezza delicata che si scioglie nella dolcezza dell'anima. I lunghi capelli mossi, incorniciano un viso sereno nonostante le avversità della vita. Gli occhi abbassati sulla cattiveria del mondo, vive una vita di estasi. Ma è il sorriso che conquista anche il cuore più duro, un sorriso che sempre meno spesso affiora sulle sue labbra. È sempre stata una ragazza strana con la mente un po' svagata, ammirata per la sua bellezza dagli uomini ma giudicata dalle donne per la solitudine del suo silenzio. Anche in famiglia era solita allontanarsi dal vocio indiscriminato delle parole senza senso.
"Si è bella" dicevano di lei, "è la dolcezza fatta persona" insistevano, "ma come si può parlarle se il suo sguardo è sempre rivolto al cielo?".
Erano questi i commenti della famiglia, erano questi i sospiri degli uomini.
Lei viveva avvolta nel suo silenzio, con perizia svolgeva i lavori femminili, dedicandosi nei rari momenti di riposo al ricamo. Era capace, con le movenze leggere delle sue mani, di creare, sui lini preziosi che avrebbero fatto parte del suo corredo, farfalle danzanti in un cielo di luce o fiori colorati di arcobaleno in un prato verde come i suoi occhi. Intrecciava i fili sottili per creare nuovi colori, per dipingere ciò che vedeva con gli occhi dell'anima.
Da tempo Lui la osservava, da tempo le leggeva il cuore, compiacendosi del suo candore. E fu così che decise di sceglierla. Ma non doveva spaventarla. Doveva incantarla. Non poteva certo inviarle dei fiori, troppo dozzinale. Non poteva nemmeno catturarla con la musica struggente dei violini, lei era già musica. Non poteva inviare gioielli, lei era più preziosa. Decise di avvicinarla con la dolcezza di un angelo. Ne sarebbe rimasta estasiata.
Lei era lì, nella sua stanzetta accanto alla finestra luminosa, tutta intenta ad intrecciare i fili per realizzare una tenda impalpabile, capace con le sue trasparenze di filtrare la gioia, e con i suoi colori di illuminare l'anima. Stava proprio osservandola in controluce, per evidenziare un qualsiasi difetto, quando una luce abbagliante di sfumature, la costrinse a socchiudere gli occhi. Il profumo dei fiori ricamati riempì le sue narici, un suono celestiale la percorse, mentre stupita osservava ali candide volteggiare nell'aria. Non ebbe paura, ma il suo cuore batteva veloce per la visione di una luce sconosciuta eppure così brillante.
"Ave, Maria" disse l'angelo che si piegò alla sua bellezza interiore. Maria abbassò il capo, si era sentita percorrere tutta: i suoi pensieri, i suoi sentimenti non avevano più segreti, le ali candide di questo essere, le avevano, con i loro movimenti leggeri, spazzato le ombre dal suo cuore. Adesso era solo luce attorno a lei. L'angelo sorrise e con voce limpida le consegnò il segreto dell'umanità. Lei accolse il dono abbracciando se stessa e la piccola fiamma che cresceva di lei.
Passarono i mesi e il suo segreto non fu più tale. Le forme del suo corpo si modificarono per accogliere la vita. Risplendeva di luce ma, agli occhi del vicini era una ragazza madre, una vergogna per la sua famiglia. E fu un falegname, un tale di nome Giuseppe, che prese la sua mano senza giudicare il grembo gonfio, aprendo il suo cuore all'amore puro. Respirava per lei, anche se, spesso, nell'osservarla, gli mancava il fiato. Soprattutto la sera, quando stanca della giornata, lei si sedeva e, alla luce di una piccola fiammella, pettinava i lunghi capelli, spargendo profumo di fiori, prima di stendersi accanto a lui. Giuseppe le prendeva allora la mano, mentre con l'altra abbracciava quel dono di Dio. Ridevano insieme dei buffi piedini che spingevano contro la sua pancia e delle giravolte che il bambino riusciva a fare nel poco spazio a disposizione. E poi, nel silenzio della notte, ascoltavano il battito del suo piccolo cuore. Erano giorni felici di emozione condivisa. Piccoli gesti, tanto amore.
Ma il vento dell'odio viaggiava veloce e anche loro furono costretti a scappare. Giuseppe sistemò Maria sull'unico asino di sua proprietà e col cuore in gola, si avviò verso la salvezza. Camminarono a lungo, ma Maria era stanca, il bambino premeva per respirare l'aria. Dovettero fermarsi. Era buio e non trovarono un posto per ripararsi se non una piccola stalla, dove un mansueto bue respirava nuvole di calore.
Giuseppe sollevò Maria per posarla sulla paglia fresca, sistemò l'asino vicino per riscaldarla, prese la sua mano e con l'ansia dell'attesa cominciò a carezzarle la fronte.
Fu così che nacque il Figlio di Dio: nell'amore puro.