La scatola di legno

30.04.2020

Ognuno di noi ha una scatola che racchiude qualcosa.
Qualcuno ci mette i suoi sogni, e ogni tanto apre il coperchio, ne afferra uno desiderando ardentemente di viverlo. Ne respira l'odore, assorbendolo come un profumo, se ne impregna la pelle e vive sperando.
Un altro nasconde agli occhi degli altri i suoi tesori materiali: qualche gioiello, un po' di soldi, per vivere bene e assicurarsi una vita serena.
Chi invece ripone le lettere di un amore appassito e mai vissuto realmente, perché la vita a volte è beffarda e si prende gioco di noi.
Qualche donna ha riposto il suo corredo, simbolo di purezza, cucito con dedizione, in attesa di una vita che verrà.
Chi ripone i suoi segreti, inconfessabili perfino al prete. Segreti d'amore o segreti di morte.
E poi c'è stato mio nonno Cosimo.
Nella sua scatola di legno nera, piccola quanto una scatola di scarpe, aveva riposto l'essenza del suo essere uomo: una foto che ritraeva la sua famiglia. Una foto era l'unica cosa che, a Tunisi, durante la prigionia imposta dalla guerra, era riuscito a nascondere fra le pieghe dei pantaloni ormai troppo larghi e tenuti stretti con una corda. Una foto che gli diede la forza di sopravvivere in quei giorni di dolore. Una foto, che, ormai sbiadita e lacera, mise nella cassetta di legno insieme al suo cuore, quando fu liberato. 

© 2020 Eunice Bello. Tutti i diritti riservati.
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