La riflessione

17.10.2020

#lapoliticaattraversoimieiocchialidapresbite

Passeggia mamma asina nel giardino antistante la casa col suo piccolo Lenticchio. È un asinello birbante, imprevedibile come il padre, da tenere sempre d'occhio. Ogni passo un guaio. È un asinello che vuole conoscere il mondo e spesso, quatto quatto, si assenta, sfuggendo al controllo di una mamma troppo apprensiva. Col muso a terra odora l'erba fresca, saltella gioioso nel prato della vita, mordicchiando impunemente le margherite che aprono le loro corolle al sole. Lenticchio è un asinello speciale perché le macchioline del suo mantello, simili appunto a delle lenticchie, lo rendono unico fra i suoi amici. E, come dice la mamma, quelle lenticchie le ha pure nel cervello: piccoli cerchietti che si muovono veloci fra i suoi neuroni. Sì perché Lenticchio ha un grande dono: la riflessione. La mamma ne è contenta, ma le sue domande sono troppe, i suoi perché indiscreti, la sua curiosità eccessiva. È un asinello apparentemente quieto, con una grande capacità di osservazione. I suoi occhi rotondi fotografano, le sue orecchie lunghe captano, il suo cervello attivo riflette. 

Il suo mondo incantato da tempo è disturbato da un virus strabico, che galleggia in bolle di saliva, in questo cielo azzurro che lo avvolge, limitando la sua voglia di gioco. Si perché il "Grande Clan degli Asini Romani" ha stabilito che questo virus, che si diffonde proprio con le goccioline di saliva, è supervirulento e supercontagioso. Per questo impone a tutti gli asini d'Italia di utilizzare le mascherine, ma Lenticchio non capisce perché, se è così contagioso, per verificarne la positività non basti solo la saliva, ma è necessario un tampone che arriva in gola e un'altro che arriva al cervello, quasi a bruciare gli ultimi neuroni rimasti degli asini italiani. 

"Lenticchio" lo riprende la mamma, "pensa a brucare l'erba e diventare grande". 

Lenticchio abbassa le orecchie e mastica una foglia di crescione. È proprio la verdura che non doveva addentare, perché le lenticchie nel suo cervello crescono a dismisura e comincia a ragliare chiedendo alla mamma perché a scuola non può nemmeno avvicinarsi al suo asinello più caro. È costretto a comunicare da lontano. Meno male che sul carretto del trasporto, i Grandi Asini di Roma hanno deciso che possono stare vicini vicini. E lui ne approfitta, ma a scuola soffre molto. L'altro giorno avendo dimenticato la penna, non ha potuto scrivere. Si perché nemmeno la maestra d'inglese, Miss Azzinell, di solito così gentile, con quel suo raglio english, non gli ha potuto porgere, nemmeno sanificandola, una penna. È così che i Grandi Asini di Roma hanno deciso. È troppo contagioso questo virus. 

"Lenticchio rispetta le regole" sbuffa la mamma. 

Lenticchio cerca una fogliolina di acetosella, che gli piace tanto. Ma proprio mentre mastica, quel gusto asprigno si diffonde dappertutto e si chiede rammaricato perché di notte deve avere così paura. Si, la notte non riesce a dormire e si stringe stretto stretto alla sua mamma. Ha capito che questo temibile virus è come il lupo mannaro: si diffonde maggiormente nella notte scura. I Grandi Asini di Roma hanno imposto per questo il coprifuoco. Al calar della sera tutti gli asini d'Italia si chiudono nelle stalle per la paura. Poi però non capisce perché questi Grandi Asini si riuniscano la notte per decidere il da farsi. Non lavorano di giorno, ma sono prolifici di notte. Mah, per non aver paura del lupo mannaro saranno dei vampiri... 

"Lenticchio, non fare domande dove non ci sono risposte" sospira mamma asina, volgendo gli occhi al cielo e chiedendo, in cuor suo, aiuto all'Asino Santo. 

Lenticchio sbuffa, meno male che oggi non c'è pure la zia a dare man forte alla mamma, e si sposta un po' più in là. Col muso puntinato aspira gli odori della terra. Ed ecco che trova una piantina di cicoria selvatica. È amara, proprio come l'ultimo DPCM dell'Asino Massimo di Roma. Il Conteasino afferma che sono vietati gli assembramenti, che non ci possono essere più di trenta asinelli a festeggiare un matrimonio e che anche nella stalla il numero di asinelli che possono godere della compagnia reciproca è di sei. Lenticchio è irritato e raglia arrabbiato. Ha ascoltato bene il raglio dell'asino Buonafede affermare che sarà capace di controllare stalla per stalla con l'Asinel Polizy, e poi invece sentire i Grandi Asini affermare, ridacchiando sommessi, che non c'è niente da preoccuparsi, era solo per dire. 

"Lenticchio, non arrovellarti il cervello: le verità sono sempre contraddittorie" lo rimbrotta la mamma, tirandogli un'orecchia. 

Lenticchio raspa con gli zoccoli irritato, il pelo dritto in testa, un'altra cosa non comprende. 

"Che cosa, Lenticchio! Ma perché parli sempre di asinelpolitica?" Interviene mamma asina col muso in fiamme. 

Il povero asinello si acquatta su un tappeto d'erba cipollina. Col naso annusa questa golosità, ma non riesce a non pensare a cosa sta succedendo ad Asinel City. Addenta, con fare distaccato, un filo profumato. Lo tritura indisturbato fra i denti, mentre il problema Covid tritura il suo cervello. "È matematica" afferma tra sé e sé. "Se in una cittadina come Asinel City, vivono 15.000 abitanti, non è normale che ci siano dieci positivi? Pure asintomatici? Tra l'altro individuati solo perché il Grande Clan degli Asini di Roma sta cercando disperatamente e minuziosamente il Covid killer, con gli Asinel-tamponi? Non sarebbe normale avere anche cento asini in terapia intensiva? Sarebbe una percentuale bassissima. Certo, speriamo di no. E poi dov'è finito Super Plasma che resuscita pure i morti? Il mio cervello si arrovella. Queste lenticchie neurologiche mi fanno impazzire, solo che non capisco perché non ci preoccupiamo di altre malattie importanti, ad esempio delle cause del tumore, considerando che ad Asinel City, l'acqua potabile viaggia nei tubi di amianto. In ogni stalla di questa bella cittadina ci sono uno o due asini ammalati. Qui non si guardano i numeri? Magari ci fossero solo 100 malati di tumore ad Asinel City!" Si arrovella Lenticchio ragliando a dismisura e correndo all'impazzata nel prato, ma proprio nel momento del suo raglio migliore, ecco che mamma asina gli assesta una bella zoccolata negli stinchi. 

"Stai zitto asino petulante!" 

Lenticchio leccandosi la zampa dolente, con gli occhi pieni di lacrime, il cuore addolorato per tanta ingiustizia afferma: "Coviddi non ci n'è!"

 Con affetto dedico questo racconto alla mia compagna di lavoro, capace, come mamma asina di riprendere un Lenticchio così preso dall'asinelpolitica.

© 2020 Eunice Bello. Tutti i diritti riservati.
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