La melodia

Nero. Nero assoluto del caos dell'universo. Un nero fondente come il cioccolato, che si muove sinuoso, spandendosi nell'infinito, accarezzando con onde a ventaglio lo spazio a disposizione. Un nero in piena, che ricopre come un manto la materia, spegnendo, senza saperlo, al suo passaggio, ogni forma di luce. Scivola sibilando in ogni anfratto, spargendo il suo colore di inchiostro in ogni ruga sottile. È millenni che si espande nella conquista assoluta dell'universo, inghiottendo tutto, anche la bellezza, con le sue mani ad artiglio, senza vedere. Prosegue soddisfatto del lavoro compiuto. Una soddisfazione muta, senza suoni, senza colore, senza amore. Non per cattiveria, ma per ignoranza: è un nero che non conosce i colori. È un nero cieco. Solo nero davanti a sé. Mentre si muove, solo un fruscio ad accompagnare la sua conquista. Scivola, si solleva, si sparge, si catapulta, si infrange, si ricompone, in un gioco di equilibri, nel silenzio del nero frusciante. In un angolo recondito dell'universo un suono melodioso squarcia il silenzio. Note struggenti e vibranti si spandono nello spazio vuoto. Nero avverte quel suono che suono non è. Si impenna come onda, e scivolando in velocità, si appresta a spegnere ciò che non conosce. Ma proprio mentre sta per avvolgerlo, ecco che il suo nero corpo ondeggia al ritmo di quella melodia. Scivola, e come una spirale, si stringe fra le note struggenti di quella musica dolce, per spargersi, come una cascata, in mille rivoli. Si sente strano Nero: avverte una trasformazione, una mutazione genetica. Il nero si squarcia, si trasforma, si scompone. Il colore riempie i suoi occhi ciechi, la musica libera le sue orecchie dal fruscio, avverte il palpito di un cuore. È stupito Nero, vuole conoscere la causa di questa trasformazione. Raccogliendo la sua massa ormai colorata, guarda verso quella luce sonora, si infiltra seguendone il percorso, e si ritrova nel cielo azzurro, respira anche profumo di fiori, ma prosegue il suo viaggio per infilarsi in quella casina in riva al mare, dove in un angolo, con dolcezza, un uomo suona il violino. Seduto su una seggiola, avvolto nel nero della sera, spande nell'aria note vibranti di emozione. Si susseguono danzando nell'oscurità e, come lucciole incantatrici, squarciano il buio dell'anima umana. Il tempo è sospeso, la musica violinando scorre nelle case vicine, cattura l'udito, conquista la luce e scoppia nel cuore di chi vuole ascoltare.
...Bimba riccioluta e tutto pepe, ho avuto la fortuna di conoscere da vicina di casa, il signor Rocco. Lo osservavo incuriosita per il suo aspetto da gigante buono e, senza saperlo ne aspiravo la dolcezza musicale. Oggi da adulta ritrovo fra gli scritti di suo figlio la vivacità della sua intelligenza. Oggi forse capisco perché il violino è uno strumento che mi strugge l'anima: mi riporta indietro nel tempo, quel tempo felice della mia infanzia... ©