La farfalla

Bella da mozzare il fiato. Così era mia madre: una farfalla dai colori brillanti e dalle movenze eleganti. Capelli intricati di mille bagliori, scoprivano occhi grandi dalle ciglia folte che riuscivano a confondere anche gli sguardi più cupi, con quel verde di intenso ristoro. Un piacere guardarla, una goduria per l'anima ascoltare il suo riso argentino. "Poesia che scorre fra le note di un arcobaleno"...così la descrisse mio padre.
Ma della farfalla possedeva anche la fragilità, sprofondando nel buio con le ali tarpate. Il buio la schiacciava, come tutte le creature luminose, ne aveva paura.
Io, ancora batuffolo, percepivo il suo tremore, le prendevo le mani delicate per proteggerla, le carezzavo le guance per farla sorridere, stando ben attenta a non toccarle le ali, per non farla precipitare, per non permettere alle sue fantasie di distruggere sé stessa. Perché lei era nata per danzare, in equilibrio, sulle punte di una vita sospesa. Una vita preziosa di bellezza, pagata cara, soffocata dalla carenza di aria.
Adesso è fuggita nel cielo blu, perdendo nel volo tutti i suoi colori, ma ancora oggi con la grazia di una farfalla, ritorna nei luoghi in cui ha vissuto. Mi avvolge con le sue ali candide, sorprendendomi nelle giornate assolate, con un volo garbato. Delicata mi sfiora i capelli, profumando d'amore l'aria che mi circonda. Un volo, arricciato come i suoi capelli, disegna parole di conforto per la sua assenza.
Non c'è più buio nel suo essere, solo luce di bianco splendore.