LA BEFANA

Sono la piccola di casa, una ragazzetta tutto pepe, capace di unire, col mio bislacco modo di parlare, tutta la famiglia attorno a un tavolo, per giocare a tombola. Con soddisfazione appoggio l'ennesimo fagiolo sul numero in evidenza nella cartella cartonata, beandomi della mia fortuna. E se per caso son io a tenere banco, mi esibisco dando il meglio di me stessa. I numeri saltellanti nelle mie mani, mi procurano un friccicorio che mi mette di buon umore. Mi piace aggiungere ad ogni numero una descrizione, così da far scervellare nell'interpretazione le mie sorelle più grandi. O raccontare una storia, per catturare l'attenzione di chi gioca con me. La mia mamma prepara sacchetti profumati di dolcetti per il vincitore, e io ne sono golosa: è per questo che voglio sempre vincere. I miei numeri preferiti sono il 3 e il 52. Il primo, il numero perfetto, lo associo alla mia elegante gatta nera, Micetta, che sempre al mio fianco, miagola attirando la buona sorte. Il secondo, che rappresenta la mamma, é in assoluto quello più caro.
Da qualche giorno è arrivato l'anno nuovo e oggi ci prende la tristezza. Le feste sono finite, ma io ho ancora voglia di sorrisi. Comincio a inventare filastrocche e le recito spingendo in fuori gli occhi, mi stringo un fazzolettone sotto il mento, disegnando un naso di cartone tutto bitorzoluto. La mia voce diventa stridula come le dita che scivolano sui vetri bagnati. Sorrido chiocciando, guardandomi allo specchio, mentre la mia micia nera come il carbone, mi lacera i vestiti con le unghie affilate. Infilo ai piedi le scarpe di papà e, piegandomi in due, mi fingo vecchia e dolorante. In una logora bisaccia metto i sacchetti profumati di dolci appena sfornati. Con passo caudicante, trasporto il mio tesoro, trascinandolo per comodità, su una vecchia scopa di saggina. Le mie sorelle ridono come matte, mentre mi appoggiano un vecchio scialle della nonna sulle spalle. Giro e rigiro nella stanza, mentre la luna illumina il mio incedere incerto. Micetta si appoggia sulla scopa e, con fare signorile, si lascia trasportare. Saltello per la stanza parlicchiando con la erre moscia e mi accorgo, roteando un occhio, che la luna mi osserva divertita dalla finestra.
Mentre mi esibisco con l'ennesimo saltello, ecco che, proprio per magia, la scopa prende vita. Mi aggrappo incuriosita ai ciuffi di saggina, che mi strattonano in alto, verso il tetto. Con un balzo si aggrappa anche Micetta. Le mie sorelle urlano. La mamma, le mani al petto, in un sospiro sospeso, ha perso la voce, mentre papà gira in tondo nella stanza cercando di tirarmi giù. Ma improvvisamente si apre una finestra e io, in compagnia della mia nera gatta, sfreccio nel cielo stellato. Gli occhi di Micetta sono fosforescenti, e come fari, trafiggono la notte da illuminare. Un urlo goliardico esce dal mio petto, mentre, aggrappata alla scopa, sorvolo i tetti delle case. Micetta ha il pelo arruffato per l'eccitazione e, come una perfetta equilibrista, dondola in bilico sul bastone. Ci infiliamo nel camino di una casa: lo stretto passaggio stranamente si allarga, e in un balzo, ricoperte di fuliggine, siamo dentro la casa. Sul tavolo c'è un po' di latte. Con Micetta ne approfittiamo per ristorarci, ma lasciamo in cambio un sacchetto dei dolci profumati della mamma, prima di risalire su per il camino e sfrecciare di nuovo nella notte. Riscendiamo curiose in un altro camino "allargato", per trovare frutta fresca in un cesto. Non resisto e agguanto una mela al profumo di fragola. Micetta dà una leccatina per farmi contenta, ma altezzosa si arrampica sulla scopa. Questa casa non è di suo gradimento: lascio un sacchetto di biscotti e del carbone, giusto perché Micetta non ha gradito. Sorrido mentre la osservo delusa. Inforco la scopa e via, attraverso il camino, appiccicandomi addosso tutta la fuliggine, per disperderla poi in volo.
È così che passiamo la notte: tuffi nei camini e voli in cielo. All'alba ho finito tutti i sacchetti. Stanche, ci avviamo verso casa, e zigzagando rientriamo dalla finestra, un po' ubriache per il vento in faccia, ma eccitate per le avventure notturne. La magia sfuma di colpo mentre un sonno profondo ci avvolge.
È già mattina, io e Micetta ci svegliamo stupite per il sogno così veritiero. Fusosa lei, allegra io, ci dirigiamo come Flic e Floc, a fare colazione. Stiamo mangiando di gusto una bella tazza di latte con torta alle mele, quando ci arriva un rimprovero dalla mamma: " Così sporche a tavola? Ma che avete fatto?" Spalancando gli occhi, mi accorgo di essere imbrattata di cenere e fuliggine. Alzo lo sguardo e noto che anche Micetta è un po' ingrigita.
Lei mi guarda, con quei suoi occhi furbi, li strizza con un cenno d'intesa, come per dirmi:" Quando lo rifacciamo?"
" L'anno prossimo Micetta, croce sul cuore!" ©