Istria Rossa

05.10.2020

Oggi è una giornata grigia. Il cielo cupo non lascia filtrare nemmeno un raggio di sole. Mi stringo forte nel mio golfino e, osservando il mio alito diffondersi nell'aria, mi accomodo sul sellino della bici, lasciando svolazzare la gonna ampia. Da giorni percorro queste stradine solitarie, il profumo della resina mi entra in gola. Gocciolante ed appiccicosa si ferma, trasportata dal rumore del vento, fra i miei capelli. Una forcina cade a causa di un sussulto sull'acciottolato. Si sciolgono i capelli che, imbizzarriti si allontanano dalle mie spalle, quasi a voler raggiungere quelle chiome folte degli alberi, che come presenze minacciose, esibiscono se stessi nell'aria ingrigita dall'umidità. 

Il bosco è la mia anima: tutto il mio corpo respira i suoi odori di legno umido, di pietra, di muschio, captando ogni rivolo di acqua pura, ogni canto d'uccello, ogni soffio di vita. Ho intenzione di dipingere il bosco al mio rientro. Canto, perché oggi sono felice, sto finendo gli studi, e la mia tesi di laurea è quasi pronta: "Istria rossa". Si perché questa terra dalla natura travolgente ha un cuore rosso nel suo corpo avvolgente. Batte impavida nel sottosuolo la bauxite, necessaria per produrre alluminio. Il mio scopo è quello di dimostrare l'italianità di questa terra e ogni giorno percorro chilometri per sfogliare registri in vecchie canoniche. Un sorriso si apre sul mio viso, mentre intravedo quella terra rossa come il mio sangue. 

Strizzo gli occhi, un'onda rossa si muove nella foschia. Sono uomini. Mi stanno aspettando. Con un sorriso acido sul viso gelido, mi fanno cadere dalla bici. La paura impregna la mia pelle e scivola sulla nuda terra. Sono troppi, non riesco a contarli. La bauxite diventa ancora più fredda quando con forza mi legano ad un tavolo di legno. Urlo quando mi strappano il golfino e stracciano la mia gonna. La bauxite diventa ancora più rossa assorbendo il sangue che cade goccia dopo goccia, mentre con furia mi recidono i seni. Grido forte il nome di mia madre mentre tastano ogni centimetro del mio corpo. Dopo essersi sfogati, mentre piango immobilizzata, mi penetrano con un pezzo di legno. Si la bauxite è rossa, come le lacrime di sangue che fuoriescono dai miei occhi. Non si allontanano dal mio sguardo i loro visi: sono ben impressi nelle mie iridi azzurre. Li vedo per l'ultima volta, allontanarsi con disprezzo, quando mi lasciano cadere nella foiba dopo avermi spezzato le gambe e le braccia, che mi legano, in un turbine di odio con del fil di ferro. Stranamente cado nel morbido: ho la gola arsa dalla sete. Respiro un' ultima volta nel capire di essere in cima ad un cumulo di cadaveri. 

Si la mia tesi è pronta: Istria rossa del sangue innocente degli italiani.


Questa è la storia di Norma Cossetto, morta a soli 23anni, torturata dalle milizie dei partigiani comunisti. Oggi è l'anniversario della sua morte: 5 ottobre 1943. Per non dimenticare lei e le migliaia di italiani che vennero gettati nelle foibe dopo immani torture...

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