Il balcone della vita

Arranco col bastone verso il sole che si affaccia sui vetri, verso quella porta che si apre al cielo. È un mattino luminoso, sento cantare gli uccelli a squarciagola. "È arrivata la primavera" mi ripeto più volte con un sorriso mesto sulle labbra screpolate. La voglia di aprire le finestre mi mette le ali ai piedi, e, nonostante il dolore delle ossa stanche, passo dopo passo, con la lentezza di una lumaca in corsa, tendo la mano sulla maniglia, mentre l'affanno mi scuote da dentro. Riesco, sfidando l'artrite che mi deforma le mani ad afferrarla e, con tutta la forza del mio corpo stanco, a ruotarla. Una folata di vento mi aiuta nell'intento: le ante della porta si aprono mentre l'aria cristallina mi avvolge come un vortice di salute. Respiro a pieni polmoni, inebriandomi dei profumi mattutini.
Osservo, dal balcone, la vita che scorre.
È la ragazza del piano di sotto che attira la mia attenzione. È appena uscita dal portone per correre con la sua gioventù in spalla. I capelli lunghi legati in una coda fluente, ondeggiano ipnotizzando lo sguardo di un uomo come me, che capelli ne ha pochi. Chissà a cosa pensa mentre si reca a scuola a settimane alterne. Chissà perché non è felice nonostante sia primavera. La osservo allontanarsi spostandomi all'angolo del balcone.
Il cane del professore abbaia scodinzolando. Saltella irrequieto attorcigliando il guinzaglio al piede del professore stesso, incapace di educare il suo cane, ma capace di inciampare sulla sua dignità. Mi distraggo per il miagolio di quel gatto birbante che tutti i giorni, attraversando i tetti della città, arriva da chissà dove, e mi tiene compagnia. Si avvicina come un equilibrista sulla ringhiera. Gli occhi curiosi mi osservano in attesa di agognate carezze. Allungo la mano dalle dita nodose, godendo del manto setoso, assorbendo quella sensazione di avventura che scorre su quei muscoli guizzanti. Con un'eleganza innata si allunga sinuoso per poi fuggire insieme alla sua libertà. Lo accompagno con lo sguardo e la voglia di escursione che lui rappresenta. Sospiro, mentre un colpo di tosse mi riporta al presente. Il sole accarezza la mia pelle bianca, bianca come la farina che la signora dirimpetto impasta nella sua cucina. Cucina sempre quando la osservo. Chissà di che colore sono i suoi occhi. Non ha importanza, chi cucina per gli altri ha sempre gli occhi buoni.
La campana del duomo batte otto tocchi. Conto sottovoce. È un'abitudine dura a morire come il sottoscritto. Mi impegno ogni giorno a mantenere giovane ciò che posso. Alleno il cervello al posto dei muscoli flaccidi. Il suono di un clacson mi sveglia dal torpore dei miei pensieri. Mi sporgo per guardare nel vuoto. Sotto il mio balcone il parrucchiere aspetta l'autobus, ma non riesce a staccare gli occhi dai fianchi della bella Rosina. "Eh sì, fianchi allettanti su gambe guizzanti. Il povero parrucchiere è fritto sicuramente. "Lei si gira e lo guarda maliziosa. "Eh sì, il povero parrucchiere non ha speranze. Sono le donne che decidono da chi farsi amare".
Ma ecco che una vocina mi chiama dal basso. Il mio cuore ha un sussulto. La primavera è arrivata saltellando col vestitino fiorato e la voce squillante. Il sole attraversa i suoi riccioli biondi per creare giochi di luce, simili a farfalle danzanti. Non so spiegare l'emozione che provo nell'osservare questo dono divino. Non so che darei per abbracciare "la mia pupetta bella". Percepire, socchiudendo gli occhi per il piacere, quel profumo di bimba dalle sue manine che, con dolcezza accarezzano il mio viso anziano da nonno. Ride Sara, e milioni di stelle multicolori si spargono nel cielo come per magia. Agita le manine paffute e sudaticcie dal gusto di crema e cioccolato e bubblegum, soffiando cuori verso il balcone. Mi sporgo, dolorante di nostalgia, conscio di non poterla riabbracciare se non col desiderio.
Sono prigioniero della mia grigia età e di questo virus senza sembianze. "Ciao piccolina", urlo con voce roca. "Ci vediamo domani" risponde lei cinguettante.
Il cane abbaia strattonando il professore, si infila fra le gambe del parrucchiere che cade come un bacucco sulla bella Rosina. Lei lesta lo abbraccia aprendogli il cuore con i suoi occhi rosati. La piccola Sara ride a singulti, mentre la mamma le chiede rispetto, pur non riuscendo a trattenere un sorriso.
La signora nella sua cucina impasta biscotti che volano, per incanto, come colombe. Una fugge dalle sue mani, per volare dalla ragazza dai capelli ondeggianti. Stupita lei allunga il braccio per afferrare un rametto di ulivo. Sara osserva incantata, correndole incontro, mentre si apre per la sorpresa la mia bocca sdentata. Stropiccio gli occhi, per guardare meglio e accorgermi di mani, bianche di farina, che si poggiano, con un dito, sulle labbra vermiglie, invitandomi al silenzio, dall'altra parte della strada.
È la vita che, come una magia, scorre sotto il mio balcone, e io la guardo passare. Emozioni contrastanti si susseguono dentro di me, ma è la nostalgia che pervade questo corpo stanco.
Il gatto birbante, con un salto dal parapetto, atterra silenzioso ai miei piedi. Avverte il mio dispiacere e si struscia fra le gambe, donandomi dolcezza.
"Buona Pasqua vagabondo, fai tesoro della tua libertà" ©