Andiam, andiam, andiamo a lavorar
Andiam, andiam, andiamo a lavorar, cantavano allegre due giovani donne. Capelli svolazzanti, occhiali da sole, rossetto ed unghie laccate, in un caldo pomeriggio d'estate si apprestavano a svolgere il loro dovere. Il mezzo di trasporto era una macchina decappottabile un poco attempata a dire il vero, ma che svolgeva ottimamente il suo compito: farci arrivare a destinazione. Il nostro incontro, senza saperlo, quel giorno era ad un bivio, nel vero senso della parola: avremmo dovuto fare i conti con la fiducia. Cominciammo allegramente a parlare e sparlare, ridere e cantare, beandoci del vento che ci faceva compagnia. E mentre cantavamo a squarciagola, improvvisamente un colpo di spranga mi colpì la testa...confusa come a rallentatore mi girai verso la mia amica, domandandomi se fosse impazzita, non capendo il perché di questo gesto, le lacrime mi solcarono il viso: avevo accanto una pazza assassina? Eravamo al bivio, il bivio della fiducia. La guardai negli occhi e vidi riflessi nei suoi i miei stessi pensieri... Il colpo di spranga aveva raggiunto anche lei.. Ci guardammo in silenzio, attimi, istanti in cui collegavamo i neuroni. A collegamento avvenuto, capimmo di essere state colpite, entrambe, dalla copertura pieghevole della macchina: la Capote! Cominciammo a ridere per aver dubitato l'una dell'altra, le lacrime scendevano copiose, per il dolore e la felicità della ritrovata fiducia. Andiamo bene pensai...mi mancava questa botta in testa per assestare il mio cervello. Ma io una cosa non ho mai capito:"Come ha continuato la mia amica a guidare senza perdere il controllo?" Chapeau
