8 MAGGIO

È
un piccolo pertugio quello che ho in mezzo al cuore, come uno strappo
di pelle lacera. Davanti allo specchio lo rimiro curiosa mentre
accarezzo la mia pelle stanca. Mi avvicino per guardare meglio quella
profondità dell'anima mentre il cuore stranamente continua a battere. Mi
ricorda l'orologio a pendolo nella casa della mia giovinezza. Un
ticchettio, un battito. Un rintocco, un'emozione. Appoggiato alla parete
ha un unico compito: far correre il tempo, e fermarsi per toglierlo.
Sono
di nuovo bambina, il mio cuore che ha le lancette al contrario, mi ha
riportata nel passato, a quel giorno d'estate in cui le tenevo la mano.
La guardavo di soppiatto attraverso i ricci dorati che il vento
dispettoso mi spingeva davanti agli occhi. Giravo il viso, spostavo i
capelli, le sorridevo affabile per strapparle uno sguardo. Lei rideva e
io la trovavo bellissima.
Un altro rintocco. È l'emozione che sfuma
mentre un dolore mi assale. Mi concentro sperando di ritrovarla in quel
piccolo foro che allargo con mano tremante. E lei è li, che mi sorride
con la dolcezza dei suoi occhi verdi, mentre una lacrima le solca il
viso. Una lacrima dopo l'altra, scorre trasparente, un rintocco dopo
l'altro si trasforma, diventa petalo profumato, si congiunge ad un'altra
per diventare una rosa che copre lo strappo del mio cuore.
L'orologio ha perso un battito. Il mio cuore si è fermato.
Allungo
la mano e tocco lo specchio mentre la vedo andare via, di nuovo in quel
pertugio, di nuovo nel mio cuore, dove rimarrà per sempre.